Cronaca

Funivia del gran sasso, PD: “vicenda di una gravita’ sconcertante. Pignatelli si dimetta”

Chiediamo le immediate dimissioni del presidente del Ctgs, Dino Pignatelli, e una piena assunzione di responsabilità politica del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, del consigliere comunale delegato alla montagna Luigi Faccia, dell’assessora con delega alle partecipate Paola Giuliani e dei dirigenti comunali preposti.

La vicenda della funivia del Gran Sasso è di una gravità sconcertante.

In queste settimane, Pignatelli e gli esponenti politici della destra hanno scelto di rassicurare le cittadine e i cittadini, gli operatori economici del comprensorio e gli appassionati ribadendo, con arroganza, pressapochismo e irresponsabilità, che non vi erano problemi di sicurezza, e che l’esposto presentato da un cittadino non era altro che uno strumentale “procurato allarme”.

Oggi scopriamo, invece, che l’esposto poggiava su basi solide tant’è vero che l’Ansfisa, nel dare il via libera alla riapertura dell’impianto, impone restrizioni pesantissime: innanzitutto, la limitazione del numero di passeggeri in cabina (di fatto, dimezzato); non solo: anche la velocità di crociera dovrà essere dimezzata, da 9 a 4,5 metri al secondo. E ancora: c’è l’obbligo, giornaliero, di effettuare controlli visivi e strumentai delle funi.

A stagione conclusa, dovranno essere infine cambiate tutte le funi principali di sostegno, per una spesa complessiva che, dicono, si aggirerebbe sui 3 milioni di euro: in realtà, temiamo che l’intervento sarà ben più oneroso. Una vera e propria mazzata per il Ctgs.

Tra l’altro, capienza e velocità ridotte significheranno meno corse, meno km percorsi e, dunque, una riduzione dei trasferimenti sul TPL, oltre alla contrazione degli incassi per l’inevitabile diminuzione dei biglietti che verranno venduti.

Se si aggiunge il drammatico danno d’immagine per il comprensorio, ed è comprensibile il clima di paura, di mancata fiducia che si sta generando e che oltre agli utenti locali potrebbe allontanare tanti appassionati, per non dire dei disagi che si potrebbero creare in quota, è evidente come sia a rischio la tenuta stessa del Centro turistico del Gran Sasso che, d’altra parte, dovrà comunque assumere personale stagionale per gli impianti e per la funivia pur avendo già difficoltà persino a pagare gli stipendi dei lavoratori.

Una intervista rilasciata alla stampa in queste ore, Pignatelli ha lasciato chiaramente intendere che il problema evidenziato era noto da tempo.

Per questo, il presidente Stefano Palumbo convocherà in tempi brevi una Commissione di Garanzia e Controllo per fare piena luce su ciò che è accaduto, e per trovare immediate soluzioni a tutela, innanzitutto, dei lavoratori del Ctgs che rischiano di pagare le responsabilità dei vertici aziendali e che in termini di sicurezza sul lavoro, a proposito dei controlli previsti dalle prescrizioni, sono i primi ad essere esposti.

Grazie a questa vicenda della funivia siamo riusciti a capire che nella nostra città, più che altrove, l’attenzione alla sicurezza delle cittadine e dei cittadini dovrebbe ispirare ogni azione politico-amministrativo, così come si dovrebbe prestare la massima cura – e su questo, sollecitiamo anche gli organi di stampa – alla corretta comunicazione delle situazioni di rischio e criticità. Questa terra ha pagato un tributo drammatico al rassicurazionismo.

Ma c’è di più: la vicenda della funivia del Gran Sasso rende manifesto, ce ne fosse ancora bisogno, il fallimento dell’amministrazione Biondi che, pur di alimentare la sua propaganda quotidiana, ha rinunciato completamente alla programmazione, preferendo interventi spot alla definizione di un progetto di rilancio socioeconomico per il territorio.

Si pensi ai fondi del Pnrr, utilizzati come un bancomat per accontentare le esigenze particolari dei consiglieri comunali e degli assessori, e tenere così unita la maggioranza, e non per progetti di lungo respiro capaci di disegnare un futuro di sviluppo: ecco, con i soldi del Pnrr si poteva intervenire, per tempo, sulla funivia, ammodernando l’impianto così da rilanciare un comprensorio che, nonostante le promesse, è stato completamente abbandonato a sé stesso. 

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